Il termine Vernaccia, dal latino vernacula, identifica un vitigno sicuramente autoctono ed originario del luogo.                    
Il suo ristretto areale di diffusione permette di ipotizzare che il vitigno sia stato coltivato fin dall’antichità nell’attuale zona di produzione.                   
Si sa per certo che veniva coltivato nell'Undicesimo secolo. Della Vernaccia se ne parla anche nel periodo del Giudicato di Arborea ed è citata dallo stesso Dante nella Divina Commedia.
Dante racconta che papa Martino IV andò nel Purgatorio per i suoi peccati di gola, questi erano le anguille di Bolsena e la vernaccia di Oristano.
Esistono anche alcune leggende sulla  nascita di questo vitigno. In quella di Santa Giustina di Othoca (oggi Oristano) si racconta che la Santa avesse pianto su alcuni tralci d'uva e che gli acini assunsero il colore dei suoi occhi.
Può essere considerato uno dei grandi vini, a livello mondiale, per le caratteristiche organolettiche, senza confronti nel panorama vinicolo italiano.
Il lungo affinamento in botti di castagno scolme, permette alla Vernaccia di raggiungere vette eccelse in qualità e bontà.